Passa ai contenuti principali

Ricetta per gallina in fuga

Mi ero decisa a disegnare una ricetta. Perchè il post del venerdi volevo dedicarlo al disegno/schizzo/simili. Mi ero detta che sarebbe stato facile, che avrei potuto disegnare una vignetta o qualcos'altro, magari fare un'illustrazione... invece non ci riesco, non sono ispirata, vorrei ma non posso.

Ho scovato questa piccola prova di illustrazione in bianco e nero per una storia di Rodari che credo si intitoli "Il funerale della volpe". L'ho fatta ad un corso di illustrazione tenuto da Pia Valentinis e mi ricordo che mi sono tanto divertita a farla, perchè avevo questo cartoncino nero che si incideva e venivano fuori le forme delle galline in maniera molto spontanea.

Adesso ho difficoltà a disegnare, penso, perchè ho paura. Di cosa? Di essere legata a schemi culturali, a linee imposte a colori e ombre tecnici. E poi non penso di essere abbastanza brava più che altro non sono una che riesce a fare una sola cosa tutto il giorno.

Io poi vengo dal liceo classico, l'anatomia alla fine non l'ho mai imparata bene. Ma perchè non mi interessa credo. Mi interessa il gesto, il linguaggio oltre le parole. Mi interessa il processo e in questo devo dire mi sento molto arteterapeuta.

Quando ho avuto l'occasione di condurre dei laboratori di arte terapia, sia con anziani che con bambini, quello che mi saltava all'occhio era che ognuno aveva il "suo stile" e la cosa bella era che sembrava tutto spontaneo. Disegno come canto e per cantare basta mettere in fila i suoni che fai quando parli, basta iniziare a farlo.

Ecco io invece di iniziare, mi perdo tra paurose paranoie e vorrei perdere la memoria per ricominciare da zero a fare quelli che chiamano scarabocchi.

L'aveva detto la mia insegnante di educazione artistica delle medie a mia madre: "Sua figlia, signora, non è proprio portata per il disegno". Allora ci ero rimasta molto male. E oggi pomeriggio sono ancora in fuga di fronte a questa frase, come le galline dalla volpe.


Pin It

Post popolari in questo blog

Incisione su tetrapak: un laboratorio

Perchè un laboratorio artistico di incisione su tetrapak che avesse come tema i tarocchi? Innanzitutto per sperimentare una tecnica che sembra inarrivabile, poco quotidiana. In questo senso assume un significato il tetrapak, materiale di riciclo che nelle nostre giornate abbiamo modo di trovare nei cosiddetti brik: del latte, dei succhi di frutta, della passata di pomodoro… Un contenitore che diventa materia prima per contenere un’immagine, per raccogliere delle linee incise, dei graffi, che significano emozione che passa dal corpo per trovare una forma, una matrice pronta a sporcarsi di inchiostro per poi farsi racconto, storia che si ripete nella stampa. La macchina della pasta è eredità culturale che rimanda alle nonne, a dei tempi lunghi di lavorazione, fatta con passione amorevole. Stampare la sfoglia giusta, ottenuta con la giusta pressione, con la giusta pulizia, quella che va bene per noi, richiede attesa e sperimentazione. I tarocchi sono simboli universali, a

Laboratorio di incisione su tetrapak (-6)

Mancano pochi giorni ormai al 25 novembre, data fissata per il laboratorio di incisione su tetrapak a tema tarocchi: L'invito è aperto a tutti quelli che sono curiosi di scoprire cose nuove e che vogliono dedicarsi ad un'attività manuale, a chi ha voglia di prendersi una pausa e pensare un po' a se stesso in modo creativo. La stampa con tetrapak è una occasione facile e veloce per ritrovarsi con una propria incisione incorniciata in salotto o per regalare qualcosa di unico fatto con le proprie mani. Partecipate! https://goo.gl/forms/TnjR4N4CkAEIWktN2

Mani in pasta... di sale

'Mamma fazzamo i biccotti e poi li mettiamo in fonno?' Ecco che all'ennesima infornata di biscotti, torte e ciambelle non ce la posso fare e siccome al didò fatto in casa ho rinunciato (non è venuto bene era molliccio e l'ho dovuto buttare), 'Facciamo la pasta di sale ', dico, correndo a prendere un vecchio libro che avrò ormai da 10 anni e che ho utilizzato mezza volta. Ricetta per la pasta di sale:  Una tazza di sale fino, due di farina, acqua quanto basta per rendere l'impasto morbido ma non appiccicaticcio, quindi circa mezza tazza. Impastare e ... giocare! Noi abbiamo fatto le palline da lanciare contro la parete, i vermi , le polpette , abbiamo anche assaggiato bleah  e riassaggiato bleah bleah  ... ma giusto per sentire se di sale andavano bene. Infine per non dimenticarci di questa fantastica esperienza (e come potremo mai? Adesso è pasta di sale every day!) abbiamo preso una polpetta , l'abbiamo stesa e poi abbiamo fatto le