Passa ai contenuti principali

Love

Quando torni al lavoro dopo la maternità non sai mai cosa aspettarti realmente. Re-integrarsi nel "gruppo" dopo aver vissuto primavere ormonali, terremoti e squarci da macelleria, incipit depressivi, attimi di felicità immensi, sembra quasi impossibile. Ti senti di non appartenere più di tanto a questo mondo e che soltanto esseri quasi sovrannaturali come te potranno capirti.

Ma non ci puoi fare nulla, prima o poi si torna. Allora incontri i tuoi capi, ti metti d'accordo su come sarà gestito il tuo rientro, cosa potrai fare o tornerai a fare, ti accolli due inserimenti al nido che saranno ricordati come 'il periodo più crudele della mia vita' e poi, la sera prima del fatidico giorno, ti senti un po' come se l'indomani dovessi tornare a scuola e non sai nemmeno se sei del tutto preparato.

Fai Om, ti metti l'anima in pace, rileggi il discorso di Steve Jobs e cerchi di prendere la cosa con la giusta filosofia. Magari prepari i vestiti la sera prima, che non si sa mai la mattina poi tra una cosa e l'altra si fa troppo tardi giusto il primo giorno...

<<Stay hungry, stay foolish>> diventa un mantra mentre ti guardi le scarpe che camminano sul marciapiede, la testa vuota, un po' di euforia, un cappuccino prima di entrare. Non puoi sapere adesso cosa ne sarà di te. Puoi solo accettare di ricominciare da zero e viverlo come un'opportunità.

Ecco con che spirito ho suonato alla porta dell'ufficio, che il badge l'ho perso, me ne date uno nuovo?
Ecco uno dei perchè del mio drastico taglio di capelli. Per essere al servizio dell'opportunità.

E' tutto nuovo. Mi immetto nel flusso di Kanban e vedo improvvisamente solo lavagne e cartellini.  E poi si parla, si dice quello a cui si sta lavorando, quali sono gli impediments (che rientrano nella categoria "imprevisti e probabilità" ) e però non c'è tempo per l'autoformazione, non c'è più il tempo di ispirarsi.

Dell'ispirazione ho scritto sul blog in varie occasioni ed è quello che secondo me non deve mai mancare nella vita, i(n)spirare, ispirarsi, lasciarsi ispirare, crea movimento e ritmo. A volte potranno venire fuori idee geniali, altre volte con la nostra ispirazione aiuteremo altri a far esplodere idee geniali. Altre volte ancora potremo stare a contemplare la nostra ispirazione di una vita. E stare in silenzio a godercela prima che si trasformi.

- Allora ecco, capo, potrei proporre una cosa? E' un'idea così, sai sono appena tornata. Facciamo una lavagna delle ispirazioni? Una cosa che condividiamo tutti, libera da impegni lavorativi, che però ci aiuti a darci degli input a vicenda, che ci faccia sentire parte del flusso, che ci faccia conoscere altri modi di vedere le cose... che ne dici? Potrebbe essere un'opportunità. Una cosa analogica,  mi raccomando, che vada a manovella. Che si possa toccare, fare, guardare in 3d senza occhialini. 

- Davvero pensi che sia una buona idea? Senti, allora, visto che ci siamo, perchè non organizzare un mini-evento di inaugurazione? Facciamo due dolcetti da mangiare insieme, che a pancia piena le cose vengono meglio.. Sei d'accordo? Settimana prossima?

Così da oggi al lavoro abbiamo la nostra Inspira(c)tionBoard. Si chiama in inglese perchè fa più figo visto che ora è di moda parlare usando termini inglesi intervallati qua e là da preposizioni semplici o articolate, a seconda della complessità del discorso.

L'ho presentata come uno spazio comune, un quadro che si muove come si muovono e si trasformano le nostre ispirazioni. Ognuno potrà attaccare la propria sulla lavagna, e "donarla". Per l'inaugurazione ho chiesto che tutti portassero la propria ispirazione da attaccare. Sono rimasta colpita da una persona del gruppo che si è giustificata dicendomi: - Io non sapevo cosa portare allora ho portato questo, spero che vada bene!- e mi mostra un piccolo foglietto con su scritto 'LOVE'. Ma cosa può ispirare più di quello?

Nella sua ingenuità questa persona è stata molto coraggiosa. Ha portato un qualcosa di cui spesso ci si dimentica in ambito lavorativo, e non è per fare la romantica, ma credo che sia grazie all'amore che le cose si fanno in un certo modo, un bel modo. Non solo. Quel piccolo bigliettino sta lì a sussurrare il suo messaggio... e chissà che non mi aiuti nel dare la risposta alla domanda che mi è stata rivolta subito dopo l'inaugurazione:





Post popolari in questo blog

Incisione su tetrapak: un laboratorio

Perchè un laboratorio artistico di incisione su tetrapak che avesse come tema i tarocchi? Innanzitutto per sperimentare una tecnica che sembra inarrivabile, poco quotidiana. In questo senso assume un significato il tetrapak, materiale di riciclo che nelle nostre giornate abbiamo modo di trovare nei cosiddetti brik: del latte, dei succhi di frutta, della passata di pomodoro… Un contenitore che diventa materia prima per contenere un’immagine, per raccogliere delle linee incise, dei graffi, che significano emozione che passa dal corpo per trovare una forma, una matrice pronta a sporcarsi di inchiostro per poi farsi racconto, storia che si ripete nella stampa. La macchina della pasta è eredità culturale che rimanda alle nonne, a dei tempi lunghi di lavorazione, fatta con passione amorevole. Stampare la sfoglia giusta, ottenuta con la giusta pressione, con la giusta pulizia, quella che va bene per noi, richiede attesa e sperimentazione. I tarocchi sono simboli universali, a

Laboratorio di incisione su tetrapak (-6)

Mancano pochi giorni ormai al 25 novembre, data fissata per il laboratorio di incisione su tetrapak a tema tarocchi: L'invito è aperto a tutti quelli che sono curiosi di scoprire cose nuove e che vogliono dedicarsi ad un'attività manuale, a chi ha voglia di prendersi una pausa e pensare un po' a se stesso in modo creativo. La stampa con tetrapak è una occasione facile e veloce per ritrovarsi con una propria incisione incorniciata in salotto o per regalare qualcosa di unico fatto con le proprie mani. Partecipate! https://goo.gl/forms/TnjR4N4CkAEIWktN2

Mani in pasta... di sale

'Mamma fazzamo i biccotti e poi li mettiamo in fonno?' Ecco che all'ennesima infornata di biscotti, torte e ciambelle non ce la posso fare e siccome al didò fatto in casa ho rinunciato (non è venuto bene era molliccio e l'ho dovuto buttare), 'Facciamo la pasta di sale ', dico, correndo a prendere un vecchio libro che avrò ormai da 10 anni e che ho utilizzato mezza volta. Ricetta per la pasta di sale:  Una tazza di sale fino, due di farina, acqua quanto basta per rendere l'impasto morbido ma non appiccicaticcio, quindi circa mezza tazza. Impastare e ... giocare! Noi abbiamo fatto le palline da lanciare contro la parete, i vermi , le polpette , abbiamo anche assaggiato bleah  e riassaggiato bleah bleah  ... ma giusto per sentire se di sale andavano bene. Infine per non dimenticarci di questa fantastica esperienza (e come potremo mai? Adesso è pasta di sale every day!) abbiamo preso una polpetta , l'abbiamo stesa e poi abbiamo fatto le